venerdì 29 dicembre 2017
Ordinanza botti Capodanno 2018
Abbiamo appreso dell’ordinanza firmata dal sindaco di Cremona in merito all’uso di “artifici pirotecnici” sul territorio comunale in questi giorni – essa è in vigore dal 30 dicembre 2017 al 2 gennaio 2018 - ... anche se, ad oggi 29 dicembre, abbiamo avuto notizia di cittadini che lamentano il disturbo (per sé o per gli animali) dovuto all’uso di botti/petardi e probabilmente dopo il clou di fine anno si proseguirà fino all’Epifania (come in anni passati).
[link al testo dell’ordinanza: https://www.comune.cremona.it/node/476976]
Al momento, ai Comuni non è data facoltà di vietare completamente i botti (stesso discorso dei circhi con animali: non si può vietare localmente ciò che a livello nazionale è permesso...), ma essi possono soltanto emanare raccomandazioni e limitazioni circa l’uso di botti e petardi in occasione del Capodanno.
Quest’anno, il Comune di Cremona introduce una distinzione tra il centro (o “Zona di Particolare Rilevanza Urbanistica”!), dove “in luoghi pubblici e nelle aree private assoggettate a servitù di pubblico passaggio, è fatto divieto di far esplodere artifici pirotecnici di libera vendita che abbiano effetto scoppiettante, crepitante o fischiante quali ad esempio raudi e petardi”, e la periferia, dove questi prodotti sono permessi “a condizione di non costituire disturbo, danno o molestia a persone o animali ovvero conseguenze di qualsiasi genere o natura sugli spazi pubblici comunali”. Distinzioni, quindi, in merito alla tipologia di artifici pirotecnici ma anche per quanto riguarda la qualificazione dei luoghi (per la periferia, importa solo non produrre conseguenze sugli spazi pubblici comunali...!!). Non sappiamo la ragione di questa scelta, ma non crediamo che sia corretto istituire tra i cittadini privilegi tra chi potrà (in teoria) evitarsi situazioni di disturbo e chi invece dovrà sopportarle... a meno di riuscire a far comprendere “il disturbo, il danno o la molestia” a chi sceglie di festeggiare così il Capodanno. Come si possa fare, sinceramente, non sappiamo dirlo. Forse la questione centro/periferia si riallaccia al discorso della tutela della qualità dell’aria, visto che fuochi, petardi e botti contribuiscono all’inquinamento che già è molto accentuato nella nostra zona (come richiamato anche nell’ordinanza).
Un capoverso è dedicato alla raccomandazione per i proprietari di animali d’affezione di vigilare perché il disagio determinato agli animali dai botti esplosi nei luoghi permessi non causi danni a persone o agli animali stessi (citando, giustamente, il rischio di smarrimento o di incidenti stradali). Giustamente gli umani che convivono con animali devono assumersene la responsabilità, ma noi pensiamo che dovrebbe essere aumentata anche la responsabilità in coloro che causeranno comunque agli animali stress e disturbi fisici come tachicardia, scegliendo di non rinunciare a una “tradizione” ormai diventata esagerata...
Manca completamente, nel testo emanato dal sindaco, il riferimento agli animali selvatici che soffriranno anch’essi per l’esplosione di botti e petardi, oltre ad essere esposti al pericolo di venire in contatto con artifici pirotecnici inesplosi.
La soluzione migliore e auspicabile sarebbe che si rinunciasse collettivamente a ricorrere a questa “tradizione”, mantenendo solo (moderatamente) quegli artifici pirotecnici ad effetto luminoso che non producano rumori molesti.
Dal momento che questo sembra poco attuabile nell’immediato, speriamo che ci siano poche segnalazioni, ma che alle segnalazioni che (sicuramente) verranno fatte alle forze dell’ordine segua almeno una puntuale e pronta applicazione della stessa (sanzione: 150 €).
Associazione UNA Cremona (Uomo-Natura-Animali) onlus
29/12/2017
domenica 24 dicembre 2017
Telethon e polemiche: una paziente miopatica chiede di “non donare più”
Pubblicato il 7/12/2017 – Aggiornato l’8/12/2017 da
SudOuest.fr
[ARTICOLO ORIGINALE: http://www.sudouest.fr/2017/12/07/telethon-et-polemiques-une-myopathe-appelle-a-ne-plus-donner-4014211-4693.php]
[traduzione a cura di UNA Cremona (Uomo-Natura-Animali)
onlus – 24/12/2017]
Affetta da
distrofia muscolare, una paziente critica la “menzogna” di Telethon e denuncia
gli esperimenti su animali. Una polemica che non è la prima per questo
appuntamento trentennale.
Venerdì e sabato, Telethon celebrerà il suo 31° compleanno. Dal
4 dicembre 1987, l’evento si ripete ogni anno. Uno spettacolo mediatico per una
nobile causa: si tratta di raccogliere
dei fondi per la ricerca sulle malattie genetiche neuromuscolari, come la
miopatia. L’anno scorso, più di 92 milioni di euro sono stati raccolti così. Di
nuovo quest’anno, le donazioni dovranno affluire sul sito di Telethon e al 3637
[in Francia].
Se è sinonimo, per il grande pubblico, di solidarietà e di
aiuto reciproco, Telethon non raccoglie
l’unanimità. Si può criticare un evento posto sotto il sigillo della
generosità? Alcuni non rinunciano a ciò e il profilo dell’ultima in ordine di
data, Pascaline Wittkowski, la discolpa, a priori, da qualsiasi intenzione
maligna.
“Perché
finanziare una ricerca che non guarisce?”
In un video pubblicato questo giovedì su Youtube, sul
profilo dell’associazione di difesa degli animali Peta, Pascaline Wittkowski racconta di essere affetta da “miopatia da una quarantina
d’anni”. “Quando ho visto il primo Telethon, nel 1987, (...) ho avuto molte
speranze” dichiara. “Dopo qualche anno, mi
sono accorta che, in fine dei conti, tutto ciò è falso, non c’è nulla. Si mantiene
solo questa illusione nelle persone, si mantiene questa menzogna”.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=npYLF6hYwQE Una paziente miopatica denuncia la realtà di Telethon
Che cosa rimprovera questa paziente a Telethon? Il suo
reclamo riguarda il modo con cui le ricerche sono portate avanti,
principalmente attraverso esperimenti su animali: “Tante ricerche e nessuna guarigione... Perché? Semplicemente perché io
non sono un cane. Bisogna smettere di credere che si troveranno delle cure per
gli umani prendendo altre specie animali (sic). Io non ho chiesto che degli
animali soffrano per me” spiega.
“Se volete veramente aiutare i malati, non donate più a Telethon”
Di conseguenza, Pascaline Wittowski lancia un appello: “Ci
sono oggigiorno dei ricercatori che sono impegnati su metodi efficaci,
affidabili, conformi al genoma umano e che cominciano ad ottenere dei
risultati. Perché continuare a
finanziare una ricerca che non guarisce? Se voi volete veramente aiutare i
malati, non donate più a Telethon e finanziate la ricerca scientifica che non
utilizza animali”.
Animali:
esperimenti che indignano
Questa affermazione fa eco a una fronda portata avanti da
diversi anni dalle associazione di difesa degli animali. 1,9 milioni di animali sono serviti per esperimenti nel 2015 in Francia,
principalmente topi (52,9%), ma anche pesci (22,2%), ratti (8,2%) e conigli
(5,6%). Più raramente, sono utilizzati cani (3226 individui) e primati (3162).
“Non lo facciamo per divertimento” assicura una ricercatrice. “E’ lunga la lista di scoperte e
progressi medici che dobbiamo ai modelli animali” ricordano altri scienziati.
Delle spiegazioni che non convincono associazioni come Animal Testing. Da un anno, la
struttura ha pubblicato tre video con telecamera nascosta che mostrano degli
esperimenti in laboratorio su topi, scimmie e cani.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=Wr7OFqh6zsU : “La sofferenza è reale”: questi esperimenti su cani sono finanziati da Telethon
“I primati sono in scantinati senza luce, in gabbie di un
metro cubo, in perpetuo” sottolinea una responsabile. “E’ peggio delle condizioni dei carcerati, alcuni impazziscono
oltre alle loro sofferenze fisiche”. Rimprovera perciò a Telethon di “fare
appello alle emozioni e alla generosità della gente nascondendo loro delle cose”
sulla sperimentazione animale,
“E’ una tappa obbligata” risponde una ricercatrice a
proposito degli esperimenti su cani. “Tutto è nei limiti e lo scopo è avere un giorno delle cure per i bambini”. La presidente
di AFM Telethon, Laurence Tiennot-Herment, sottolinea, lei, “che non esiste
alcun metodo alternativo” per rimpiazzare totalmente la sperimentazione
animale.
“Gadgetizzazione”
dell’etica
Queste critiche non sono le prime rispetto a Telethon. Da anni,
delle voci si levano contro questo
appuntamento che, per la sua potenza mediatica, eclissa, almeno per un fine
settimana, ogni altra opera di beneficenza.
Così, nel 2013, il libro “Telethon: le domande che
infastidiscono” del giornalista Thomas Lubac, aveva passato in rassegna alcuni dei punti di tensione riguardo a
Telethon, come riportava L’Express.
In primo luogo sottolineava lo scetticismo di diversi ricercatori sulla ricerca
sulla terapia genica, riconoscendo che “i risultati sono deludenti”.
Altri scienziati condannavano uno show mediatico diventato
una “gadgetizzazione dell’etica”. Dei pazienti
affetti da miopatia raccontavano, loro di aver perso speranza e di essersi
allontanati dall’appuntamento, delusi dal fatto che l’AFM sia diventata “una
società di produzione di uno spettacolo televisivo annuale”.
Quando
Pierre Bergé ha denunciato una “vasta frode”
Tra gli altri polemici, ‘Le Figaro’ ricorda che una delle
più celebri resta l’uscita, nel 2009, dell’uomo d’affari Pierre Bergé:
“Telethon parassita la generosità dei Francesi, la capta in maniera populista esibendo la sofferenza dei bambini
miopatici”, aveva dichiarato, evocando altre associazioni “trascurate”,
come quelle per la lotta contro l’Aids. Per queste affermazioni, Pierre Bergé
era stato parzialmente condannato. Cosa che non gli aveva impedito di affondare
il coltello nella piaga nel 2016 in un tweet, parlando di “vasta truffa”.
TWEET: Pierre Bergé @pvgberge – Telethon. Avevo ragione, è una vasta truffa. Il prof. Testard la denuncia oggi. 16:43 – 4 dic. 2016
Il professor Testard, citato da Pierre Bergé, è un biologo,
direttore di ricerca all’Inserm, che ha
dichiarato a più riprese, a proposito di Telethon, che egli trovava questo
appuntamento “scandaloso”. Così, nel 2011, descriveva sul suo blog Telethon come “un’operazione che (...) fa delle promesse spudorate”, presenta
delle scene “indegne” con dei bambini malati e procede a una “manipolazione di massa” ... “Non è sufficiente disporre di
mezzi finanziari per guarire tutte le patologie. Lasciar credere a tutta questa
potenza della medicina, come fa Telethon è ingannare i malati e le loro
famiglie” denunciava.
Trascrizione dal video “La sofferenza
è reale”: questi esperimenti sui cani sono finanziati da Telethon
Una sofferenza mai vista: immersione in un laboratorio
francese che testa sui cani
Alla Scuola veterinaria di Alfort, nel corso di esperimenti
finanziati dall’associazione caritativa Telethon, dei golden retrivier e altre
specie di cani sono allevati con lo scopo di sviluppare una distrofia muscolare
paralizzante, compresa la distrofia muscolare di Duchenne.
(immagini video)
Essi perdono la loro forza muscolare e hanno delle
difficoltà a deglutire, a respirare e a camminare.
Della bava cola dalla gola di un piccolo cane, mentre il suo
compagno di gabbia cammina con difficoltà.
(immagini video)
Questo cane faceva fatica a digerire il suo cibo. Il suo
viso era coperto di vomito.
(immagini video)
Questi cani che hanno disperatamente bisogno di attenzione
fanno fatica a respirare.
(immagini video)
Gli impiegati del laboratorio ammettono che i cani soffrono.
Alcuni cani sono completamente paralizzati prima di raggiungere l’età di 6 mesi
e la metà di loro muore prima di avere 10 mesi.
“La beagle, non vorrei essere al suo posto”.
“La sofferenza, è reale”.
Un rappresentante del laboratorio ammette che perderebbero i
loro finanziamenti se il pubblico vedesse lo stato dei cani.
“E’ sicuro che se mostriamo loro i nostri cani miopatici,
questo rischia di far loro perdere molto denaro. ‘Bene, ecco i soldi di Telethon.
Servono a fare quella ricerca’. Questo è dissuasivo per la gente.”
Malgrado decenni di esperimenti sui cani, i bambini
continuano a soffrire di distrofia muscolare di Duchenne.
Non c’è ancora rimedio.
Chiedete a Telethon di smettere di finanziare esperimenti
crudeli su animali e di sostenere unicamente metodi di ricerca moderni senza
animali.
PETA + ANIMAL TESTING
***
Trascrizione del video “Una paziente
affetta da miopatia denuncia la realtà di Telethon”
Buongiorno, mi chiamo Pascaline.
Sono affetta da miopatia da circa una quarantina d’anni.
È una malattia evolutiva molto invalidante e che necessita
dell’intervento di badanti per gli atti essenziali della vita quotidiana.
Quando ero più giovane, quando ho visto il primo Telethon,
mi ricordo che era nel 1987 mia madre mi ha chiamato, mi ha detto “guarda, si
parla della miopatia alla televisione, ci sarà una trasmissione, cercheranno
delle cure per la miopatia.
Quel giorno avevo davvero speranza, ero in un incubo e mi
dicevo che era meraviglioso, ci saranno dei soldi, ne uscirò, potrò vivere la
mia vita come voglio.
Dopo qualche anno mi sono accorta che alla fine non è così,
tutto questo è falso, non c’è nulla, si mantiene solo questa illusione nella
gente, si mantiene questa menzogna di dire loro “vi guariremo, vi guariremo”.
Tante ricerche, nessuna guarigione.
Perché?
Semplicemente perché io non sono un cane.
Ora bisogna smetterla di illudersi e di credere che
troveremo delle cure per gli umani prendendo altre specie animali.
Perché io sono così contraria alla sperimentazione animale?
Perché io non ho chiesto che degli animali soffrano per me,
io non voglio, fa male, fa male sapere che degli esseri viventi, degli
individui, degli esseri sensibili coscienti saranno privati della loro vita,
soffriranno, vivranno una vita di sofferenze, essere messi sulla terra per
soffrire, solo per me, solo per tentare di curare una malattia.
Ci sono oggigiorno dei ricercatori che sono impegnati, che
sono al lavoro da diversi anni su metodi efficaci, affidabili, conformi al
modello genetico e al genoma umano e ceh cominciano ad ottenere dei risultati.
Perché continuare a finanziare una ricerca che non ci
guarisce?
Se volete veramente aiutare i malati, non donate più a
Telethon e finanziate la ricerca scientifica che non utilizza animali.
Grazie.
[VIDEO: PETA]
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lunedì 4 dicembre 2017
No glifosato... ma anche no vivisezione!
No glifosato... ma
anche no vivisezione!
In questi ultimi mesi, grande rilevanza ha avuto la
discussione sul glifosato, sul suo utilizzo in agricoltura e sulla sua nocività
e cancerogenicità.
In questo contesto, sta circolando con una buona diffusione,
soprattutto in ambienti (virtuali e reali) ambientalisti, la raccolta fondi
lanciata dall’Istituto Ramazzini per il finanziamento “dal basso” di un
progetto di ricerca che miri a dimostrare gli effetti (dannosi) di questa
sostanza sulla salute umana.
Sarebbe un’ottima notizia, avere uno studio attendibile e
non di parte su questo argomento... peccato che questo promesso studio si
baserà sulla vivisezione (o sperimentazione animale, per noi il termine si
equivale, ad indicare studi su animali).
È bastato cercare qualche informazione in più sul loro sito
ufficiale (http://glyphosatestudy.org/it)
per scoprire che “Una caratteristica peculiare degli studi di cancerogenesi
dell’IR [Istituto Ramazzini] è che i
ratti sono trattati dalla vita prenatale e mantenuti sotto osservazione
fino a morte spontanea o almeno fino a 130 settimane di età, corrispondenti a
circa 75 anni nell’uomo”. Si parla inoltre di “tossicità a lungo termine del
glifosato a dosi uomo-equivalenti”.
Sì: per capire se una sostanza fa male all’uomo, si ricorre
al paradigma ormai da più parti ritenuto assolutamente non predittivo e non
scientifico degli esprimenti su animali, in questo caso ratti!
Ci viene spontaneo commentare all’istante ricordando un
articolo degli scienziati di Antidote Europe: Noi non siamo dei ratti di 70 kg! (http://antidote-europe.org/humains-ne-sont-pas-rats-70kg/
5 aprile 2011).
Sempre più scienziati riconoscono l’evidenza che non è
possibile estendere i risultati ottenuti sperimentando una sostanza su una specie
animale ad un’altra specie, perché ogni specie ha delle determinate
caratteristiche biologiche, metaboliche, fisiche...
Vi chiediamo di esprimere la vostra contrarietà all’Istituto
Ramazzini (contatti: https://glyphosatestudy.org/it/contatto/)
per il loro ricorso a studi su animali e di non finanziare questo progetto se
non cambierà l’impostazione di ricerca, con l’abbandono del vecchio paradigma
della vivisezione a favore di una vera scienza che – basandosi su studi su
cellule, tessuti e cellule umane – possa davvero darci una risposta così
importante riguardo la tossicità e cancerogenicità di questo prodotto.
Associazione UNA Cremona
(Uomo-Natura-Animali) onlus
Cremona, 4/12/2017
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