Risposta all'intervento dell'on. Niccolò Rinaldi
Abbiamo letto il suo intervento in merito al dibattito sulla vivisezione e vorremmo esprimerle qualche nostro piccolo commento.
Innanzitutto, chiedere con convinzione e senza compromessi una ricerca e una scienza vere, predittive e utili per l’uomo ed etiche nei confronti di tutti i viventi, non crediamo voglia dire ostinarsi in un dialogo tra sordi!
Il “caso Caterina” non è certo servito alla causa degli animali e della vera scienza (noi le mettiamo insieme, perché siamo antivivisezionisti per ragioni etiche e scientifiche, per gli animali e per gli uomini), tant’è che per qualcuno si è trattato di una “sortita” di alcuni pro-vivisezione che avrebbero finto di essere animalisti e insultato la ragazza... ma alla fine, non ci interessa parlare di insulti che, veri o finti che fossero, sono comunque un’ignominia e un atteggiamento del tutto inutile.
Per quanto ci riguarda, gli scienziati ai quali guardiamo con fiducia sono coloro che hanno dimostrato e spiegato che fare vivisezione non serve, né al progresso della medicina e della ricerca, né ai malati hic et nunc. Magari arrivando a questa conclusione dopo averla anche praticata loro stessi ed essersi resi conto della sua fallacia, come il compianto Pietro Croce. Con coloro che preferiscono la strada “comoda” del ricorso agli animali – con pubblicazioni su riviste, finanziamenti, carriera e visibilità più facili – non vogliamo avere nulla a che fare: che cosa dovremmo comprendere o compatire in loro? Noi stiamo dalla parte degli animali in gabbia, sottoposti a test, tagliati, cuciti, fatti a pezzi... e dalla parte degli ammalati, ai quali arrivano possibilità di cura per le quali le “vere cavie” sono loro (più o meno consapevolmente), mentre se si usassero i metodi sostitutivi, sarebbero ad esempio meno i farmaci ritirati per i loro effetti collaterali pericolosi o mortali.
Ai punti da lei individuati, così ci sentiamo di rispondere:
Punto 1: la ricerca scientifica deve senza dubbio essere libera, ma l’etica interspecifica e intraspecifica non deve finire nel dimenticatoio! Se la vivisezione viene ritenuta indispensabile da alcuni, ma non da tutti, e se ci sono scienziati che senza animali ottengono risultati, forse vuol dire che a qualcuno, per qualche motivo, fa comodo convincere sé stesso ma soprattutto gli altri, per prima l’opinione pubblica, che “ancora” “purtroppo” non si può smettere.
Punto 2: secondo noi, i diritti animali vanno considerati nell’ottica di una “questione della nostra dignità” o di “benessere animale”... forse che possiamo considerarci esseri superiori agli animali, ai quali concedere qualcosa, anche per sentirci meglio con noi stessi? Certo che no! Gli animali sono esseri senzienti che hanno diritti in quanto soggetti, non per decisione nostra. Noi non ci accontentiamo di gabbie più grandi, condizioni migliori negli stabulari o nei laboratori... noi chiediamo gabbie vuote e animali liberi!
Ci sono evidenze scientifiche sempre più numerose, articolate e diffuse sia dell’inutilità della vivisezione sia del fatto che gli animali siano esseri senzienti (quest’ultimo fatto appare anche chiaramente ai nostri occhi, se vogliamo vederlo...): quanto tempo ci vorrà perché avvenga un “mutamento di paradigma” (come direbbe Kuhn) e ci si renda conto degli errori nei quali si è perseverato (come scienziati, come politici, come opinione pubblica)?
Associazione UNA Cremona (Uomo-Natura-Animali) - 24/01/2014