venerdì 13 giugno 2014

Bruno Fedi "Il problema del metodo"

Condividiamo qui lo scritto del prof. Bruno Fedi "Il problema del metodo", che riteniamo di assoluta importanza e di estremo interesse.

Bruno Fedi, "Il problema del metodo"

Esistono problemi fondamentali per la sopravvivenza dell'intera umanità che non vengono avvertiti e, conseguentemente, non vengono presi in considerazione, perché non sembrano importanti, oppure perché esiste una cieca fiducia in una possibile soluzione, dovuta al progresso scientifico. Altri problemi, invece, di nessuna importanza (IMU, TARES), sono sopravvalutati, al punto di provocare cambiamenti politici, perché la loro soluzione sembra la premessa indispensabile ad ogni altro problema. Fra i problemi sottovalutati, c'è sicuramente il rapporto dell'uomo con la natura e gli altri viventi. Questo rapporto è totalmente ignorato dall'opinione pubblica, nonostante sia fondamentale per la sopravvivenza della stessa specie umana. Tutto il nostro comportamento, la nostra distruttività, la crudeltà nei confronti degli altri viventi, condiziona la sopravvivenza di intere specie e, spesso, di tutti i viventi. Nel giro di pochi anni i nostri comportamenti hanno creato vaste aree inquinate, con milioni di morti evitabili, a causa di tumori ed altre malattie, oppure hanno causato la morte per fame e mancanza di acqua di centinaia di milioni di uomini. Infine, hanno causato un cambiamento climatico, di cui non si sa ancora quali saranno le conseguenze: probabilmente una ecatombe. Gli animalisti hanno affrontato tutto questo, dal punto di vista della crudeltà dell'uomo verso gli altri animali, cioè da un punto di vista pietistico, ma anche da altri punti di vista, per esempio dal punto di vista scientifico o economico.
Da qualunque punto di vista si parta, si arriva, generalmente, a conclusioni simili. I filosofi, per esempio, sono arrivati all'etica del rispetto, della responsabilità, al superamento dell'antropocentrismo, cioè ad una etica che superi lo specismo. In sostanza, il punto di arrivo di tutti, è stata la non violenza contro gli altri animali e contro la natura in genere. Si è trattato di un cambiamento concettuale enorme, non compreso dall'opinione pubblica: questo cambiamento, se attuato, rivoluzionerebbe la società attuale. Però, si tratterebbe di una rivoluzione pacifica, una rivoluzione culturale contro un modello violento, che è quello imposto dalla genetica e che pervade tutta la storia umana. Si tratta dunque di quello che tanti anni fa chiamai:“comportamento fossile”. Contemporaneamente ai filosofi, alcuni uomini di scienza, nel campo della ricerca biologica, partendo dalla scarsa efficienza scientifica dei metodi di studio tradizionali, hanno mostrato le lacune del modello violento e distruttivo dell'uomo verso il non-self. Questi uomini hanno capito la necessità di ricorrere a tecniche nuove, più efficienti, che avrebbero cambiato la società rendendola migliore. Tuttavia, quaranta anni di convegni, congressi, articoli, interviste, non hanno cambiato la situazione: violenza e distruttività procedono trionfalmente nel mondo spingendolo verso l'autodistruzione, presumibilmente per cambiamento climatico. (Questo cambiamento avrà enormi conseguenze, in parte già in atto: migrazioni di massa; sfruttamento, speculazioni, schiavitù di intere popolazioni ecc. Si tratta di un rivolgimento totale, simile all'inizio delle invasioni barbariche in Occidente). Ciononostante, il problema è stato capito da una minoranza della popolazione, però, senza alcuna conseguenza concreta. Si preferisce illudersi che nulla cambierà, ritenendo esagerate le conseguenze del cambiamento di clima, oppure sperando che il progresso scientifico trovi una facile soluzione. Quando esiste un problema, la soluzione è possibile se: 1) ci si rende conto dell'esistenza del problema; 2) si discute il problema, cercando le possibili soluzioni. Questo non è avvenuto, per quanto riguarda i rapporti dell'uomo con la natura e gli altri viventi. Uno degli aspetti più appariscenti di questo rapporto, è rappresentato dalla vivisezione. In questo articolo, tratteremo principalmente di questo. Questo, per il coinvolgimento emotivo dovuto alla crudeltà del metodo e per l'aspetto concreto, riguardante i farmaci e la salute umana. Vengono  trascurati altri aspetti molto evidenti: la fame di oltre un miliardo di esseri umani e la carenza d'acqua, nonostante che questo, già da molti anni, provochi una alluvione di profughi sulle nostre coste, che non può cessare se non cessano le condizioni che la producono. Altro aspetto evidentissimo è che il cambiamento di clima,  non venga considerato adeguatamente dall'opinione pubblica, né legato al problema etico dei rapporti dell'uomo con la natura e neppure legato al fenomeno della fame nel mondo. Viene considerato, come un fenomeno dovuto all'inquinamento. Quest'ultimo è il solo problema di cui l'opinione pubblica mondiale ha preso coscienza e di cui si discute per risolverlo. Tuttavia, i governi sembrano preoccupati degli aspetti economici più immediati ed hanno finora dimostrato una spaventosa incapacità, perfino di iniziare a tentare di risolvere il problema. Questo avviene anche perché non si accetta l'evidenza di un legame con il comportamento etico dell'uomo (rapporto uomo/natura) e si tenta di non subire perdite economiche, accollando le perdite inevitabili a qualche paese, che ovviamente non accetta. Si tiene cioè un comportamento fondamentalmente violento e condizionato, soprattutto, dall' economia. Dopo questa premessa, consideriamo ,per prima cosa, la ricerca scientifica biologica. La scelta della ricerca biologica, cioè della vivisezione, è determinata anche dall'offensiva mediatica attuale, dal bombardamento di articoli, interviste, trasmissioni TV, tutte tendenti non a discutere il problema, bensì a mantenere la situazione attuale. Questo risultato, viene ottenuto ,dai mezzi di comunicazione di massa, con un artificio molto semplice: estremizzando la situazione di contrasto con i movimenti etico-scientifici di cui abbiamo parlato, che vengono dichiarati violenti, fondamentalisti e conseguentemente indegni di qualunque discussione. A questo modo di procedere danno man forte alcune organizzazioni animaliste (o supposte tali) che ricorrono a insulti o minacce, perché non hanno capito che questo modo di agire è controproducente. La realtà è che, al momento attuale, non si è presa coscienza del problema fondamentale: il rapporto fra l'uomo e la natura e conseguentemente non è stato fatto alcun tentativo di soluzione. L’ unico tentativo, alcuni anni fa, fu effettuato da un deputato (On. Schmidt) Le proposte di Schmidt, avrebbero portato, addirittura, ad un peggioramento del rapporto uomo/altri animali. Tuttavia questo tentativo fu approvato da  alcune organizzazioni, che non hanno  mai spiegato il perché della loro scelta. Successivamente, c’è stata la direttiva 2010 della UE, che è intrinsecamente peggiorativa della normativa esistente. L'articolo 1 dichiara addirittura, in modo esplicito, che si devono armonizzare le legislazioni dal punto di vista economico. In articoli successivi, non si rendono obbligatori i metodi alternativi; non si stimola la ricerca; si espropriano i singoli paesi dal loro diritto di stabilire delle norme diverse; si permette, in deroga, tutto ciò che prima si è proibito. Dunque, non c'è stato alcun tentativo, se non peggiorativo, della situazione attuale. Tuttavia, si pubblicano continuamente articoli a favore della sperimentazione animale, ma non si pubblicano le risposte degli scienziati e dei filosofi, contrari a questo metodo, nonostante siano fondamentali  per il progresso dell’ intera società dei viventi. Dunque, si fanno sembrare senza argomenti, proprio  coloro che vogliono un miglioramento della situazione. Sembra che non abbiano argomenti e non possano rispondere al bombardamento pubblicitario in corso. Questa procedura è altamente antidemocratica e fuorviante dell'opinione pubblica. E’ una truffa contro tutti i cittadini! In questa situazione, ci sono oggi due fatti nuovi: 1) la dichiarazione di S. Rodotà, durante la presentazione del libro: "La questione animale". Rodotà si è dichiarato pronto al dialogo, ma non con i fondamentalisti. Presumo che Rodotà ritenga inutile parlare con chi si crede detentore della verità, ma non so se abbia riflettuto sul fatto che anche coloro che hanno scritto in favore della sperimentazione su  modelli animali, si credono detentori della verità e sono, dunque, fondamentalisti. 2) la pubblicazione di un articolo sul supplemento di Repubblica (La Repubblica n. 374 del 25.01.2014) "Faresti da cavia per salvare altre vite?"). Questo articolo non è scritto da un animalista, ma riporta fatti sempre sostenuti dagli animalisti ,che danno loro ragione. Riporta casi di persone, negli Stati Uniti e in Europa che hanno fatto parte di programmi di studi sperimentali pagati, su esseri umani. Tutto quanto dicono gli animalisti ed io personalmente da quarant'anni, viene confermato nell'articolo e risulta da fatti, non da teorie o ipotesi. Dall'articolo, risulta evidente, che le ricerche su animali, devono essere sempre ripetute sull'uomo, per sapere se i risultati, ottenuti su animali, siano attendibili. Dunque, questo articolo segna un riconoscimento, una svolta: la ricerca su animali non ha scopi scientifici, ma altri, non dichiarati. Al momento ,non è importante stabilire quali scopi siano: è essenziale aver stabilito che gli scopi non sono scientifici, ma altri. Il fatto fondamentale è che le ricerche devono essere necessariamente ripetute.  Questo conferma quanto sempre affermato dal movimento animalista; questo stesso fatto fu  ammesso, quindici o venti anni fa, perfino in una serie di trasmissioni TV sulle reti nazionali italiane, nonché da alcuni quotidiani,  anni or sono. Tuttavia l'industria, i governi, le università, i laboratori di ricerca, hanno taciuto, di fronte alle trasmissioni e ad articoli di alcuni lustri or sono e tacciono oggi di fronte all'articolo di Repubblica. Questo articolo stabilisce un punto fermo: gli animalisti hanno ragione; gli esperimenti su animali non hanno motivazioni scientifiche; non danno risultati certi e devono essere ripetuti sull’ uomo. Logicamente, l’ articolo dovrebbe concludere chiedendo che questi esperimenti siano proibiti. Invece, l'autore dell'articolo, non chiede questo: si limita a chiedere al lettore: "Se farebbe da cavia...". Ma, da quanto ammesso nell’ articolo, è evidente che il lettore fa già da cavia! Non basta: un esempio di quanto affermato è stata la risposta all'articolo della Prof. Elena Cattaneo .Ho citato l'aspirina e i betabloccanti, come esempio di effetti diversi su uomo ed altri animali, ma si potrebbero citare centinaia di altre molecole. Per esempio il: "Pradaxa". Da tempo è in corso la sperimentazione su pazienti umani. In Italia il farmaco non era riconosciuto dal Sistema Sanitario Nazionale. Dunque i pazienti lo pagavano. Da poco è stato riconosciuto e si paga solo il ticket. Cosa significa? Significa che si è sperimentato su pazienti paganti, finché il S.S.N. ha riconosciuto che il farmaco fa bene. Si tratta di un fatto di enorme rilievo, che tuttavia, passa, sotto completo silenzio. Ciò che mi meraviglia di più, in queste circostanze, sono gli oltre quattromila medici animalisti (iscritti alla LIMAV) che non si accorgono di fatti così rilevanti. Ma l’ intera classe medica, sembra non accorgersi di quanto avviene, sotto gli occhi di tutti.E' evidente, dunque, che il problema non è quello di avere ragione, ma quello di fare in modo che i fatti siano portati a conoscenza dell'opinione pubblica. Ciò che da quarant'anni dico, ciò che dicevano anche  Ruesch e Croce, è assolutamente vero. Lo hanno ammesso le trasmissioni televisive e lo ammette, adesso, perfino “La Repubblica”. Ma allora, perché in quarant'anni non c'è stato nessun progresso? Non c'è stato progresso, perché la questione non è scientifica. Le prove addotte, dimostrano che l'industria ne è perfettamente cosciente, ma trova conveniente continuare con il modello animale. Questo modello, convince l'opinione pubblica; permette di raccogliere somme inimmaginabili, sia da privati cittadini che dai governi; permette la medicalizzazione della società, cioè una medicina non rivolta alla prevenzione delle malattie, bensì alla cura dei sintomi. E' evidente che, con questo modello, non è possibile effettuare prevenzione. Anche questo fatto fondamentale, sfugge all’ opinione pubblica! Per ottenere risultati economici inimmaginabili dal comune cittadino, all'industria farmaceutica è spesso sufficiente dichiarare che si sono avuti risultati “promettenti.” Inoltre, il modello di studio  che impiega animali, permette di far dire alle ricerche, o pseudoricerche, tutto ciò che si vuole, con semplici artifici, riguardanti i metodi o i risultati. Infine, il modello con animali, permette di complicare  le cose, rendendole costose e quindi impossibili, per piccole e medie imprese. Dunque, permette di eliminare la concorrenza. Permette anche di rassicurare il personale addetto, esperto del vecchio metodo, e di avere conseguentemente molti laureati esperti, che difendono questo metodo, perché così facendo difendono il loro stesso posto di lavoro. Per ottenere tutto questo, sono largamente sufficienti i mass-media, che informano (cioè disinformano) l'opinione pubblica, su parere di questo o di quell'esperto, oppure su presunti prossimi, strabilianti, progressi, mentre, invece, tacciono le risposte degli animalisti ,o pubblicano quelle poco significative. Con questo semplice accorgimento, gli animalisti, gli aspecisti, sembrano privi di argomenti, specialmente coloro che usano argomentazioni scientifiche. Questa tecnica di estremizzazione del problema, come già detto, viene favorita da alcune organizzazioni animaliste. E' ovvio che, finché si continua a dichiarare ignoranti coloro che sostengono metodi di ricerca nuovi, finché si continua a rifiutare ogni confronto e si mettono a tacere articoli e documenti, finché si continua nella tecnica dell'estremizzazione del problema, nella marginalizzazione di coloro che non usano metodi crudeli verso gli animali, non si può risolvere né tentare di risolvere il problema fondamentale (Il metodo!), per la ricerca, ma anche per la sopravvivenza della stessa specie umana.Un articolo pubblicato su Le Scienze ("La natura della conferma" – gennaio 2014) dichiara che quando esistono istanze positive e negative (riguardo a qualsiasi problema) si ricorre al calcolo delle probabilità. Cioè si ricorre al confronto, alla discussione, alla valutazione.  Dunque, se coloro che scrivono in favore della sperimentazione su animali, sono in buona fede, non avranno difficoltà per una commissione di esperti che esamini il problema. Ovviamente deve trattarsi della convocazione di un tavolo di esperti veri, non fondamentalisti, come chiede Rodotà, non ricattabili e qualificati. Se, invece, non sono in buona fede, continuerà il bombardamento mediatico di articoli e interviste contenenti verità apparenti, perché accettate tradizionalmente come vere. Però, false.   
 Prof. B. Fedi

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