Traffico
illegale di animali
Nel libro di Stefano Izzo “Intelligence e gestione delle informazioni. Attività preventiva contro
i traffici illeciti”, edito nel 2011 da Franco Angeli nella collana
Criminologia, è contenuto un interessante contributo di Antonello Colosimo
(Consigliere della Corte dei Conti, docente universitario, già Vice Alto
Vicario per la lotta alla contraffazione). In esso si parla del contrasto ai
traffici illeciti, e il secondo punto trattato riguarda il TRAFFICO ILLEGALE
DI ANIMALI.
Crediamo che sia molto interessante che un simile
argomento venga non solo trattato all'interno di una rassegna dedicata a diversi
illeciti di rilevante spessore (come ad esempio rifiuti, armi e persone), ma
che il testo in questione sia pubblicato da una delle più rilevanti case
editrici italiane nella collana dedicata alla Criminologia.
Per questioni di copyright, non possiamo riprodurne
integralmente il testo, contenuto alle pagine 70-73 del libro, ma vogliamo
comunque offrirvi un sunto di quanto vi è scritto. [sottolineature e neretti
sono nostri; tra virgolette le citazioni dal testo dell’autore].
Subito in apertura, viene citata come fonte la
relazione di Ioanna Garagouni, Presidente della Confederazione delle
Associazioni animaliste greche (marzo 2007).
Il traffico illegale di animali da compagnia, si
afferma, è un fenomeno in espansione.
Si inizia con il caso del territorio greco, con 15-20.000
animali esportati ogni anno (secondo le dichiarazioni di chi questo
traffico lo fa) e l’attività ultra trentennale di collaborazione tra cittadini
stranieri e greci, in nome di “presunte Associazioni Animaliste” per esportare
questi animali, “con il pretesto di adozioni internazionali”, che vengono
“spostati in canili o presso Associazioni straniere, soprattutto tedesche, per
poi scomparire nel nulla”.
Questo non è che uno spunto per ampliare la visione: “Se
consideriamo che nello stesso modo avvengono esportazioni anche da molti Paesi
del Sud ed Est Europa e che i randagi hanno tutti la stessa ignota
destinazione, viene da chiedersi quale
sia l’effettiva sorte di questi animali”.
Gli animali finiscono in una “rete di traffici illeciti” che comprende territori di tutta Europa:
partono da paesi con alto tasso di randagismo (Italia compresa) e arrivano in
altri paesi, soprattutto la Germania.
Pur senza fare alcun nesso evidente con i traffici, si
rileva che:
- sono milioni i cani e gatti randagi che
vengono usati per l’industria della pelletteria, per i test chimici,
farmacologici, cosmetici e delle armi.
- ci sono siti internet tedeschi con annunci di “adozione”
di randagi stranieri (di ogni età – quindi anche anziani – e anche malati), “venduti
per una cifra compresa tra i 100 e 350 euro”.
- il randagismo esiste anche nei paesi “civilizzati” (si
accenna ai casi dell’Inghilterra e della Germania).
Sia l’esistenza di canili
lager – che operano in “totale illegalità” – sia il fatto che “molti sedicenti ‘amanti degli animali’, ossia
gli esportatori” gestiscano “punti di raccolta di randagi, per poi spedirli in
altri Paesi” vengono dall’autore collegati a “appoggio” e “totale indifferenza” delle autorità competenti (Comuni,
Prefetti, A.S.L. Veterinaria e altre).
Il discorso torna poi alla Grecia e ai siti tedeschi,
con il riferimento alla Legge greca che nel 2003 ha regolamentato
adozioni/esportazioni e che ha fatto infuriare gli esportatori stranieri e i
loro contatti greci, arrivando alla pubblicazione di foto e testi che
descrivono la Grecia come “una nazione di sadici barbari, che godono nel
torturare gli animali e che non permettono ai ‘civili europei’ di salvarli
attraverso adozioni internazionali. (...) L’esagerazione
è tale che lo scopo è ovvio, quello di alimentare un traffico trasversale”.
Nonostante queste evidenze, il traffico non si è
fermato... e non sono serviti nemmeno i blocchi ripetuti di animali in partenza
da porti e aeroporti verso Germania, Belgio, Olanda e Danimarca, condotti da
Associazioni “vere”.
Se “dietro ogni
traffico di animali compare l’ombra dell’illegalità”, si è realizzato poco
di concreto. “I traffici illegali aumentano approfittando della vulnerabilità non
solo legislativa a tutela delle frontiere continuando in una macabra attività, senza problemi, senza
sanzioni, con Governi che fanno da spettatori e, soprattutto, con totale disprezzo
per il valore della vita di questi poveri indifesi animali”.
La conclusione dell’intervento è affidata ad una
riflessione morale: ogni singolo cittadino ha il dovere di essere informato su
questa orribile realtà, perché si possa prevenire, nel rispetto delle vite
animali, questo fenomeno; la protezione degli animali indifesi non riguarda solo
animalisti o persone sensibili agli animali, ma è una questione di “rispetto
nei confronti della dignità umana ed è un obbligo morale per ogni persona
onesta”.
Come associazione che da decenni si oppone al traffico
di animali, non possiamo che ringraziare Antonello Colosimo per l’attenzione
riservata a questo tema e soprattutto per le parole usate.
Non dimentichiamo, inoltre, l’impegno di Ioanna
Garagouni (recentemente scomparsa) che tanto ha battagliato per difendere i “suoi”
randagi greci da viaggi verso l’ignoto e per migliorare le condizioni degli
animali direttamente sul posto, nel proprio Paese.
UNA Cremona (Uomo-Natura-Animali) onlus
25/8/2017
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