Glifosato, REACH... I test su animali non sono affidabili!
Il 7 settembre 2017, è stata
presentata a Bruxelles, presso la Commissione UE per le petizioni, la petizione
contro il GLIFOSATO, promossa da Gisela Urban e Gabriele Menzel dell’Associazione tedesca Tierfreunde ohne
Grenzen, insieme all’associazione contro la vivisezione BRD, Antidote Europe e
il Partito Animalista.
Questa è la seconda petizione presentata, la prima fu
archiviata! La petizione per ora è stata discussa, ora la Commissione dovrà
lavorare sull’argomento: la discussione finale e le decisioni sono attese per
la fine di quest’anno o l’inizio del 2018. Le promotrici hanno preavvisato che
se anche questa volta la petizione sarà archiviata ci sarà una denuncia.
In questa occasione, dinnanzi all’organismo
UE, il Dr. André Ménache di Antidote Europe ha fatto il seguente intervento:
“Buongiorno, ringrazio il Parlamento
europeo per questa opportunità di presentare questa petizione. Grazie anche
alle associazioni di volontariato e alle ONG per la loro perseveranza nel
portare avanti la creazione di questa importante petizione. La ragione per
questa petizione è che l’attuale regolamento REACH non è in grado di proteggere
la salute dei cittadini dell’UE per due ragioni principali: la continua fiducia
sui test su animali; e la raccolta insufficiente di dati umani. I test su
animali non sono basati su evidenze e nemmeno predittivi per gli umani. Abbiamo
già ascoltato informazioni sul Bisfenolo A (BPA). I produttori di BPA sono
riusciti a portare questo prodotto sul mercato scegliendo le specie di animali
che meglio si adattano. Nel caso del
BPA, il ratto Sprague-Dawley è diverse migliaia di volte più resistente agli
effetti ormonali di questo distruttore endocrino rispetto al topo CF1. L’industria
ha ovviamente scelto il ratto piuttosto che il topo per portare il BPA ad
essere accettato daòòe autorità di regolamentazione. BPA è anche capace di
causare un effetto biologico sulle nostro cellule a dosi molto basse (poche
parti per trilione). Un ratto non può predire quello che succederà in un topo e
nemmeno quello che accadrà in un essere umano. Ci stiamo ancora affidando a requisiti
regolatori adottati nel 1946 o 1947. Queste leggi che richiedono test su
animali sono ora vecchie di 70 anni rispetto all’attuale conoscenza
scientifica. È ora di aggiornare le leggi. C’è una grave carenza di raccolta di
dati umani. Dal 2003 conosciamo la presenza di 300 sostanze chimiche
industriali nei corpi dei neonati. Al momento la lista REACH delle sostanze
molto preoccupanti (Substances of Very High Concern, SVHC) ammonta a 174. Sarebbe
stato più logico lanciare la lista di SVHC all’inizio del programma REACH (nel
giugno 2007) usando le 300 sostanze già presenti nel corpo dei neonati. Dovremmo
essere tutti sconvolti dal fatto che il cancro è ora la principale causa di
morte dei bambini sotto i 14 anni in molte nazioni in Europa. La mancanza di
raccolta di dati epidemiologici su persone esposte a sostanze chimiche, in
particolare su milioni di lavoratori impiegati in diverse industrie,
rappresenta un grande spreco di una risorsa preziosa. Alcuni penseranno che ciò
sia dovuto a incompetenza burocratica. Altri la chiamerebbero piuttosto criminale
negligenza. Io preferisco essere d’accordo con quest’ultima ipotesi, data l’importanza
attribuita all’epidemiologia già negli anni Cinquanta e Sessanta, che ha
dimostrato il collegamento tra il fumo e il cancro ai polmoni nelle persone. I responsabili
ancora oggi, tuttavia, si concentrano soprattutto sui test su animali a scapito
della raccolta di dati umani. La Commissione Europea finalmente si è svegliata
a lanciare un progetto di bio-monitoraggio all’interno del programma Horizon
2020, annunciato nel dicembre 2016. Il programma REACH nella sua forma attuale
non funziona. Deve essere adattato alla scienza del 21° secolo. Noi abbiamo
numerose potenti tecnologie come l’epidemiologia molecolare, i modelli umani
PBPK, la tossicogenomica, Adverse Outcome Pathway (PDO) e una gamma di altri
metodi che si concentrano esclusivamente sugli umani. Grazie per l’attenzione”.
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