No glifosato... ma
anche no vivisezione!
In questi ultimi mesi, grande rilevanza ha avuto la
discussione sul glifosato, sul suo utilizzo in agricoltura e sulla sua nocività
e cancerogenicità.
In questo contesto, sta circolando con una buona diffusione,
soprattutto in ambienti (virtuali e reali) ambientalisti, la raccolta fondi
lanciata dall’Istituto Ramazzini per il finanziamento “dal basso” di un
progetto di ricerca che miri a dimostrare gli effetti (dannosi) di questa
sostanza sulla salute umana.
Sarebbe un’ottima notizia, avere uno studio attendibile e
non di parte su questo argomento... peccato che questo promesso studio si
baserà sulla vivisezione (o sperimentazione animale, per noi il termine si
equivale, ad indicare studi su animali).
È bastato cercare qualche informazione in più sul loro sito
ufficiale (http://glyphosatestudy.org/it)
per scoprire che “Una caratteristica peculiare degli studi di cancerogenesi
dell’IR [Istituto Ramazzini] è che i
ratti sono trattati dalla vita prenatale e mantenuti sotto osservazione
fino a morte spontanea o almeno fino a 130 settimane di età, corrispondenti a
circa 75 anni nell’uomo”. Si parla inoltre di “tossicità a lungo termine del
glifosato a dosi uomo-equivalenti”.
Sì: per capire se una sostanza fa male all’uomo, si ricorre
al paradigma ormai da più parti ritenuto assolutamente non predittivo e non
scientifico degli esprimenti su animali, in questo caso ratti!
Ci viene spontaneo commentare all’istante ricordando un
articolo degli scienziati di Antidote Europe: Noi non siamo dei ratti di 70 kg! (http://antidote-europe.org/humains-ne-sont-pas-rats-70kg/
5 aprile 2011).
Sempre più scienziati riconoscono l’evidenza che non è
possibile estendere i risultati ottenuti sperimentando una sostanza su una specie
animale ad un’altra specie, perché ogni specie ha delle determinate
caratteristiche biologiche, metaboliche, fisiche...
Vi chiediamo di esprimere la vostra contrarietà all’Istituto
Ramazzini (contatti: https://glyphosatestudy.org/it/contatto/)
per il loro ricorso a studi su animali e di non finanziare questo progetto se
non cambierà l’impostazione di ricerca, con l’abbandono del vecchio paradigma
della vivisezione a favore di una vera scienza che – basandosi su studi su
cellule, tessuti e cellule umane – possa davvero darci una risposta così
importante riguardo la tossicità e cancerogenicità di questo prodotto.
Associazione UNA Cremona
(Uomo-Natura-Animali) onlus
Cremona, 4/12/2017
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